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giovedì 14 maggio 2009

23 Maggio, Spettacolo teatrale all'Auditorium del Carmine


In occasione della Festa del Dono 2009, Sabato 23 Maggio alle ore 21,00 all'Auditorium del Carmine (Via E.Duse 1/a), Parma andrà in scena lo spettacolo teatrale

"Una Bambina e una Gatta: storie viste dalla Luna",
tratto dal libro di Gianpietro Scalia.
Ingresso gratuito


leggi la recensione :
Una bambina, una gatta e tanta magia: gli ingredienti della speranza.

Gianpietro Scalia non è uno scrittore di professione. È un medico anestesista e rianimatore che vive e lavora a Piacenza… e che scrive…
Verrebbe da chiedersi riguardo a cosa e perché scrive… Per la passione verso la letteratura e la necessità di esorcizzare l’indifferenza verso temi quali il maltrattamento delle donne, la guerra, la difesa dei più deboli; questa potrebbe essere la risposta, ma non è esauriente se si considera che in fondo egli vuole regalare soprattutto la magia al lettore, quella che sa donare speranza, ma non mente. «Nella vita quotidiana la magia è necessaria per analizzare il brutto e la cattiveria del mondo; denunciare senza fare solo della cronaca, ma entrando nei dettagli, senza essere disgustati dal male e dal terribile», così la pensa l’autore della Brevissima storia di una bambina e di una gatta che volevano vivere aggrappate alla luna (Edizioni Angolo Manzoni).
Una favola moderna che ha per protagonista una bambina di otto anni relegata al reparto di rianimazione di un ospedale a causa di una sconosciuta malattia che le “sconquassa” i nervi, e una gatta anemica di pezza, l’elemento magico che risponderà alla sua esigenza di «decidere di morire molto più serenamente se si sa di avere qualcuno a cui si vuol bene che ci rimarrà accanto per tutto il tempo». Fin dall’inizio, si può scorgere chiara nella narrazione una nota di sottofondo di ineluttabilità, ma non per questo motivo, o forse a maggior ragione, il lettore non riesce a non lasciarsi coinvolgere nelle piccole scene di vita quotidiana che avvengono all’interno del reparto. Due bambini invaghiti di lei, un padre affettuoso e spaventato, un’infermiera cinica come miglior amica, un burattinaio come guru e una gatta come compagna di avventura: questi gli ingredienti di una toccante storia che si anima su uno sfondo ospedaliero dove per una volta i dottori non sono protagonisti, ma mute comparse. Secondo Scalia il reparto di rianimazione è un posto chiuso dove effettivamente le persone non vivono, per questo hanno bisogno di magia: «quando si è malati il pensiero costante di trovare una certezza di guarigione finisce per distogliere la mente da tanti altri pensieri più interessanti, come quello di cosa si voglia fare da grandi per esempio» dice la sua protagonista, e aggiunge «l’ospedale è un luogo fantastico, ma solo fino a quando sai che puoi guarire». Erik il burattinaio sembra saperlo meglio di tutti, e con i suoi pensieri tra l’infantile e il romantico e le sue storie divertenti e ottimiste, regala alla bambina (e al lettore) proprio ciò di cui ha bisogno per riuscire ad affrontare la realtà con speranza, ma senza essere ipocriti, perché in fondo lui stesso dice che «tutte le storie sono tristi, anche quando fanno ridere». Una visione tra il cinico e l’ottimista, un ossimoro che forse è distintivo della professione che l’autore esercita e che lo mette davanti a fatti che trasportano un grande bagaglio emotivo e per i quali non si sa come reagire. Scalia confessa di preferire il ruolo di anestesista in sala operatoria in quanto lo fa sentire utile, anche se poi il paziente non si ricorda di lui, mentre invece il suo ruolo in rianimazione lo mette di fronte a situazioni che «si portano avanti». Questa ammissione sembra giustificare la sua scelta di affidare il ruolo di rianimatore, in senso lato, a Erik, un artista creativo e ottimista fermamente convinto dell’esistenza di un’anima in tutte le cose in grado di dare un senso al percorso di vita di ognuno. L’anestesista invece è una comparsa che non ha la capacità di far sognare e sperare, ma di tranquillizzare, emozione che, per quanto positiva, rimane incollata al mondo reale e alla materialità delle cose. L’ingenua e sorridente visione della vita di Erik è contagiosa, perché in fondo a tutti piace sperare; perciò la bambina si lascia trasportare nel suo magico mondo di cui fa parte anche la gatta di pezza da lui donatale, e abbatte persino il pessimismo cosmico decidendo di affidare la sua vita futura a quella stessa luna che Leopardi dipingeva crudele e sorda alle preghiere umane. Ed è così che infine, nonostante tutto, trionfa la magia, che sono parole ma anche silenzi, che si accordano in una melodia percettibile anche dalla luna.

Quest’appassionante storia è stata rielaborata a Piacenza per come riduzione teatrale. L’idea, nata per gioco, si è concretizzata con il sostegno della Provincia dopo aver rilevato in questo stesso raccontare l’esistenza di un momento magico che ha tenuto circa 250 persone col fiato sospeso per un’intera ora di monologo.

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