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mercoledì 18 febbraio 2009

Ancora un forte ricordo di Mario Franchini ...



Ecco la testimonianza di una persona che ha conosciuto bene Mario Franchini; si tratta del Dott. Maurizio Vescovi, che ha scritto questi ricordi nel 2000 in occasione del 35° dell’ Avis Prati Bocchi, proprio qualche mese prima della scomparsa di Mario.

"Un vecchio garage: una cantina della memoria "

“Mario, verrò qui da lei martedì sera attorno alle 9; faremo le visite agli aspiranti donatori e le visite di controllo”.
“Eh si Dottore.. Qui c’è molto da lavorare: il Gruppo Prati Bocchi ha sempre avuto molto seguito in quartiere, ma da un po’ di tempo c’è una certa flessione che mi preoccupa”.
E’ una sera del Novembre’77 verso l’imbrunire nella sede del Gruppo Avis Prati Bocchi.
Mario aveva ragione: c’era molto da fare in tutti i sensi. Il martedì sera scendevo le due rampe di scala della prima clinica medica in Via Gramsci e in un attimo ero lì, in Via Buffolara al 56/a.
Col tempo divenne una consuetudine. Ero laureato da poco. Mario, “Brontolo” per gli amici, era lì ad aspettami.
Mi avevano raccontato la leggenda dei fratelli Franchini, mitici pionieri della donazione di sangue a Parma. La saletta del vecchio garage risistemato era spesso gremita di persone; nelle sere d’inverno, da lontano, si vedeva la luce di un occhio di bottega fendere la nebbia fitta della città: c’era chi voleva misurarsi la pressione, chi doveva controllarsi periodicamente, chi doveva sottoporsi alla visita d’idoneità. Si percepivano un fermento ed un’atmosfera particolari.
“Dottor Vescovi, la prossima volta ci sarà l’elettrocardiografo!”.
“Come farà Mario.. Sa quanto costerà ? “.
“Non si preoccupi, piuttosto dica se c’è qualcos’atro che potrebbe servire per l’ambulatorio dei donatori…”.
La volta successiva trovai l’ECGrafo nuovo. Cardioline automatico. Dei più belli. Ero abituati a quelli della clinica medica: quello era il migliore che avessi mai usato.
Mario aveva mantenuto la parola. Come sempre aveva fatto con me.
Avevo colto in Mario un compiacimento particolare quella sera: gli avevo raccontato infatti che in clinica utilizzavo un ECGrafo al quale occorreva assestare due colpi con tre dita a martello per partire. E che qualche volta servivano anche due Ave Marie.
Capivo che era contento anche per me.
Intanto fiorivano le iniziative: bastava mettere in cantiere un buon progetto o una buona idea; se ne parlava in Consiglio e poi il quartiere realizzava. Mario era molto conosciuto in quella parte della città, non gli era difficile pubblicizzare le idee e concretizzarle: si trattava di finanziamenti popolari rapidissimi. Per alcuni anni quel vecchio garage che Mario, ed io con lui, voleva comprare per farci una sede “come di deve”, divenne qualcosa di diverso, qualcosa di inimitabile come quando nelle cose c’è dentro quel quid che fà da volano, che dà luce, che ti fa fare le cose quando le senti.
“Dottore, martedì prossimo, mi sono permesso di prenotare due anziani che sono venuti ad abitare qui da poco e non hanno ancora il medico per controllarsi la pressione: lo so che non diventeranno donatori, ma l’AVIS è così!”.
“Mario, và bene, quello che fà lei va bene”.
In effetti Mario aveva donato più di 200 volte: poteva veramente dire la sua, poteva anche chiamare qualcuno senza assistenza sanitaria a utilizzare quello che col tempo divenne una specie di servizio pubblico sui generis: con una flessibilità d’intervento a dir poco curiosa.
E senza lista d’attese, la riposta era immediata.
Mario credeva nell’AVIS come luogo aperto, come luogo ideale per chi voleva fare del volontariato per davvero donando il proprio sangue.
Poi era bello sentirsi in un vero cantiere di idee, progetti, di sogni e parteciparvi.
Mario mi raccontava di tanto in tanto di qualche sua donazione in emergenza,come quella volta che fu letteralmente prelevato al termine del turno di facchino mentre stava recandosi a fare un bagno ristoratore ai Pubblici di Via Saffi: non ci pensò un attimo, sporco di carbone, via a donare il proprio sangue !
E contemporaneamente a scrivere una di quelle pagine di ordinario eroismo che hanno fatto grande l’AVIS a Parma...

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